martedì 31 marzo 2009

Numero 7 di Pecora Nera: speciale elezioni

Eccomi qua, sono tornato, ad un giorno dalle elezioni...ed eccovi lo speciale di Pecora nera dedicato proprio alle elezioni studentesche, nello specifico alle elezioni dei consigli delle facoltà di scienze politiche, giurisprudenza ed economia.
ecco a voi l'editoriale:

...Rappresentanza...
Uno dei temi sempre di attualità nei salotti politici, e non solo, è quello della rappresentanza. Il significato universale del termine sembra in apparenza molto semplice, in realtà però risulta molto difficile capire quali siano le possibili accezioni che possono inquadrare con completezza il sostantivo. È doveroso sottolineare, inoltre, che la concezione del termine varia a seconda del livello istituzionale di potere che si vuole prendere in considerazione. Con ciò si vuole contestualizzare il concetto, in modo da non offrirne una definizione troppo generalista che rischierebbe di non essere coerente e precisa. Un primo fattore da prendere in considerazione è rappresentato dalla legittimazione ad agire del rappresentante; quanto più è forte, da un punto di vista numerico, la legittimazione tanto maggiore sarà il grado di rappresentatività di colui che è stato eletto. Partendo da questo presupposto è facilmente comprensibile quale possa essere per noi il concetto di rappresentanza, in considerazione del fatto che, in ambito universitario, si presenta con forza il problema della scarsa affluenza alle elezioni dei rappresentanti universitari e, di conseguenza, la soglia di legittimazione risulta essere alquanto bassa. Si tratta, ahimè, di un dato non positivo, direi quasi di un “vulnus”, frutto di un distacco degli studenti dalle questioni più interne delle nostre facoltà e di tutto ciò, che più in generale, ruota intorno al mondo dell’ università. Il ruolo del rappresentante all’ interno di una facoltà non può quindi, secondo noi, prescindere da un assiduo e costante contatto con tutti gli studenti, portato avanti giorno per giorno senza nessun tipo di distinzioni ideologiche e politiche. In quest’ ottica, che risulta essere per noi fondante, il rappresentante diviene un semplice portavoce di tutte le istanze degli studenti, un intermediario che possa con forza e dedizione riportare il volere dei colleghi davanti alle varie sedi istituzionali. Tutto ciò, in un quadro di valutazioni democratiche, che si esplicano, ad esempio, nella volontà di convocare assemblee pubbliche prima di qualsiasi riunione in cui sia richiesta la partecipazione dei rappresentanti degli studenti, come ad esempio i consigli di facoltà o di corso, in modo da captare quelle che sono le volontà del singolo studente. Inoltre, riteniamo di fondamentale importanza l’ utilizzo dei vari sistemi di democrazia diretta, quali internet, petizioni, raccolta firme, interviste e tanto altro. Solo attraverso queste metodologie si può costruire un legame forte tra portavoce e studenti, sempre sulla base di un confronto sereno e paritario.Questa esigenza è stata la chiave che ci ha spinto da ottobre a portare avanti il nostro giornalino, con l’ intenzione di far conoscere e approfondire agli studenti tutte quelle questioni che spesso non appaiono nei giornali più diffusi o, se sono presenti, risultano essere deformate dalla volontà editoriale. “Entula Arrubia” e “La Poderosa” si presentano alle elezioni del rinnovo del consiglio di facoltà in Scienze Politiche, Giurisprudenza ed Economia con la volontà di portare avanti questi presupposti, nella profonda convinzione che sia possibile un’ università migliore, solo ed esclusivamente se la partecipazione degli studenti risulterà ancora più forte e ciò si potrà realizzare partendo già dal contributo elettorale che ogni studente può dare esprimendo un voto alle elezioni del 1-2 Aprile.



SCARICA IL NUMERO 7 DI PECORA NERA

venerdì 27 marzo 2009

Lager per immigrati


Vista la vergognosa situazione dei cosiddetti CPT CPA CIE, veri e propri lager per i migranti, è stata indetta sabato 29 giornata di mobilitazione nazionale contro le politiche governative nei confronti dei migranti e per la chiusura di tutti i centri dove questi sono rinchiusi.anche qui a cagliari ci sembra giusto far sentire una voce antirazzista e di solidarietà.continuando il percorso intrapreso da quando è nata "l'emergenza immigrati"
siete tutt* invitat* a partecipare al


SIT INANTIRAZZISTA

PIAZZA COSTITUZIONE

SABATO 29 MARZO ORE 18

PARTECIPATE NUMEROSIE SPARGETE LA VOCE

mercoledì 25 marzo 2009

Promemoria Elezioni

Purtroppo per 5 giorni non potrò aggiornare il blog, quindi amenochè nessun altro del collettivo si prenda la briga di farlo, vi lascio con un promemoria sulle elezioni. A voi:

Ecco il programma:
Chi siamo?
Entula Arrubia è un collettivo di sinistra antagonista della Facoltà di Scienze Politiche. Questo collettivo nasce a cavallo tra il 2004 ed il 2005 e si lega alla storia dell’aula studenti conquistata dal movimento della Pantera nel ’90 e trasmessa in seguito ad altri collettivi sino ad arrivare a Entula Arrubia. Il collettivo è un soggetto indipendente, autogestito, autofinanziato e pone le proprie basi sul principio della partecipazione politica e dell’assemblearismo. Entula Arrubia si oppone fermamente alle politiche neoliberiste di costante smantellamento del diritto allo studio esercitato attraverso l’ingenerosa riduzione dei finanziamenti e il pressante tentativo di privatizzazione. Questo progetto è frutto di un percorso legislativo ventennale che culmina con l’approvazione della legge 133. Inoltre il collettivo si oppone a tutte le forme di fascismo di ieri e di oggi.
Non abbiamo la presunzione di risolvere tutti i problemi, semplicemente non ci piace subirli passivamente, sentendo la necessità di discuterne per capirli, criticarli, portando avanti un’attività di contro-informazione che si presta come una valida arma per combatterli.
Cosa abbiamo fatto?
La tradizione del nostro collettivo è strettamente legata a tutte le vertenze studentesche che sono state portate avanti per la difesa e l’espansione dei diritti di tutti gli studenti. In tal senso:
1)Abbiamo partecipato attivamente alla “vertenza tasse” del 2007-2008.
2)Abbiamo portato avanti una “vertenza servizi” attraverso la minuziosa rilevazione delle varie criticità presenti nelle facoltà dell’Ateneo.
3)Abbiamo dato vita a una serie di iniziative culturali, tra le quali cineforum, assemblee monotematiche e pluritematiche, dibattiti ed incontri culturali vari.
4)Stiamo portando avanti un’attività giornalistica di contro-informazione che si sviluppa in un giornalino bisettimanale dal nome “Pecora Nera”, questo vede all’interno della sua redazione la fondamentale collaborazione del collettivo di Giurisprudenza-Economia, “La Poderosa”.
5)Abbiamo dato risposta alle problematiche sollevate da tutti voi, non ultima la rimodulazione dell’esame di informatica.
In ultimo, tra le lotte più recenti:
6)Abbiamo partecipato attivamente e con dedizione alla mobilitazione contro la legge 133. La protesta è poi sfociata in un occupazione parziale della facoltà, funzionale ai fini della lotta. Questa forma di mobilitazione ci ha permesso di accrescere notevolmente il livello partecipativo, cruciale secondo noi in una facoltà di Scienze Politiche, stimolando la coscienza critica di numerosi colleghi.
7)Abbiamo lottato contro un bilancio 2008-2009 chiaro frutto della legge 133 che prevedeva ingenti tagli dei finanziamenti destinati alle varie facoltà con drastiche conseguenze alla didattica e futura offerta formativa agli studenti.
Cosa vogliamo fare?
Ci batteremo, come del resto abbiamo sempre fatto, per un’Università libera, gratuita e di massa.
Ci batteremo affinchè i rappresentanti degli studenti possano ricevere l’ordine del giorno del Consiglio di Facoltà non a distanza di poche ore prima dello stesso bensì con almeno due settimane di anticipo.
Ci batteremo affinchè il ruolo della rappresentanza non sia fine a se stessa bensì il simbolo di una partecipazione attiva della massa studentesca, che veda il rappresentante quale portavoce delle proprie proposte. In quest’ottica organizzeremo assemblee pubbliche per rilevare le istanze degli studenti da presentare al Consiglio di Facoltà.
Ci batteremo affichè venga debellato il virus del ritardo nella pubblicazione degli esiti degli esami da parte dei docenti. Riteniamo che un tempo congruo per effettuare la correzione di un compito non possa oltrepassare le due settimane.
Ci batteremo affinchè venga realizzata nei fatti e non solo virtualmente la parificazione dei diritti per gli studenti frequentanti e non, senza trascurare gli studenti lavoratori. Riteniamo che tutti debbano essere posti nelle stesse condizioni in modo tale da avere le stesse possibilità ed ambizioni.
Ci batteremo affinchè vengano garantiti effettivamente i sei appelli previsti durante l’anno accademico, inoltre cercheremo, con forza, di ottenere otto appelli annui, permettendo così agli studenti di poter sostenere tutti gli esami nella sessione di novembre ed aprile-maggio.
Ci batteremo per ottenere un calendario degli esami più razionale ed attento alle esigenze degli studenti. Riteniamo che sia assolutamente ingiusto che uno studente in corso possa ritrovarsi date di esami del suo anno con distanze troppo ravvicinate o addirittura coincidenti.
Ci batteremo per la difesa degli spazi autogestiti dagli studenti.
Ci batteremo per garantire il corretto funzionamento della linea web nell’aula di informatica e per l’attivazione del wi-fi in biblioteca.
Ci batteremo per un’università come luogo di cultura, che sia disponibile agli studenti anche nel week-end per iniziative culturali (come avviene in tanti altri paesi europei).
Ci batteremo per il potenziamento della raccolta differenziata all’interno della facoltà.
Ci batteremo per l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche presenti nella nostra facoltà.


Le elezioni si terranno il 1 e il 2 Aprile. Si vota il giorno 1 dalle ore 8e30 alle ore 19 e il giorno 2 dalle ore 8e30 alle ore 16.
Si vota sbarrando il nome della lista nell'apposito riquadro e indicando tre preferenze tra i nomi della stessa lista.
Ecco dove andare a votare:
Facoltà di Scienze Politiche: Seggi N. 4 - 5 - 6 (ex Istituto Ciechi, via Nicolodi 102 – ex Istituto Sordomuti, via S. Ignazio 74)
Seggio n.4 (Aula 10/A, ex Ist. Ciechi) Iscritti in ordine alfabetico da A a FO
Seggio n.5 (aula 6, ex Ist.Sordomuti) Iscritti in ordine alfabetico da FR a PA
Seggio n.6 (Aula 11/bis, ex Ist. Sordomuti) Iscritti in ordine alfabetico da PE a Z

martedì 24 marzo 2009

Sit-in per il campus!


Oggi in via Roma davanti al comune ci sarà un sit-in per il progetto del campus, ore 17e30...non mancate!!

lunedì 23 marzo 2009

DoveComeQuando?

Le elezioni si avvicinano, ecco un prospetto per sapere quando come e dove votare:
Quando, Come e Dove si vota!
Le elezioni si terranno il 1 e il 2 Aprile. Si vota il giorno 1 dalle ore 8e30 alle ore 19 e il giorno 2 dalle ore 8e30 alle ore 16.
Si vota scrivendo il nome della lista nell'apposito riquadro e indicando tre preferenze tra i nomi della stessa lista.
Ecco dove andare a votare:
Facoltà di Scienze Politiche: Seggi N. 4 - 5 - 6 (ex Istituto Ciechi, via Nicolodi 102 – ex Istituto Sordomuti, via S. Ignazio 74)
Seggio n.4 (Aula 10/A, ex Ist. Ciechi) Iscritti in ordine alfabetico da A a FO
Seggio n.5 (aula 6, ex Ist.Sordomuti) Iscritti in ordine alfabetico da FR a PA
Seggio n.6 (Aula 11/bis, ex Ist. Sordomuti) Iscritti in ordine alfabetico da PE a Z

domenica 22 marzo 2009

Un futuro già vecchio

Un articolo dal numero 6 di Pecora Nera. Un bel futuro al nucleare...

Un futuro già vecchio
Sono passati poco più di 21 anni dal referendum sul nucleare, più o meno la stessa età di chi vi scrive. 21 anni fa l'Italia disse no al nucleare, sicuramente influenzata dal disastro di Cernobyl, sicuramente con la paura che un disastro del genere potesse accadere nel nostro Paese. Ma i pronuclearisti hanno la risposta pronta: con tutte le centrali che ha la Francia se dovesse accadere un disastro l'Italia sarebbe colpita in pieno. Io sinceramente questa risposta non la capisco...sarà per la mia giovane età, o forse sarà per il mio essere ingenuo, ma non capisco questa risposta perchè è come se il mio vicino di casa dormisse con una bomba sotto il cuscino -quella bomba lo fa dormire bene- e quindi siccome la sua bomba se esplodesse distruggerebbe anche me e la mia casa, anch'io per dormire bene mi dovessi mettere una bomba sotto il cuscino. Il ragionamento non fa una piega.
Ma oramai tutto ciò è superato. Non si parla più di disastri, le centrali ora sono sicurissime! Ma evitando di citare gli svariati "incidenti" di qualche centrale francese e cinese rimane un problemino da poco: le scorie.
Anche la centrale più moderna, anche quella di quarta o quinta generazione produce scorie, e queste scorie sono radioattive. Il nostro governo dà poco peso a questa obiezione, dice che si occuperanno delle scorie come fa ogni altro paese nuclearizzato. Interessante, potremmo usarle per fare proiettili -c'è giusto qualche controindicazione per i nostri soldatini- come hanno fatto gli USA, oppure potremmo lastricare le strade di qualche Paese Africano come ha fatto la Francia. E' una cosa allucinante e senza senso il fatto che l'Italia parli del nucleare come del futuro: se il progetto parte le centrali dovrebbero essere pronte fra una 15ina d'anni -senza contare i ritardi tipici del nostro Paese- e l’Uranio è una risorsa limitata e scarsa quanto il, se non più del, petrolio. Negli Usa continuano a studiare nuovi metodi per produrre energia col nucleare, questo è vero, ma non costruiscono una centrale dal 1970!
Esistono tantissime fonti di energia rinnovabile, che con la nostra geografia potremmo sfruttare appieno ma invece di guardare al futuro rimaniamo ancorati ad un passato che ci sta soffocando. Prima che il cuscino ci venga premuto forte sulla bocca gridiamo il nostro dissenso per quello che ci viene imposto con così poca lungimiranza da una classe politica incancrenita.

sabato 21 marzo 2009

Papa "Preservativo XVI"

Oggi il Papa ha tirato fuori dal suo cilindro papale un altro dei suoi conigli-precetti che se tutti seguissimo ci aiuterebbero a vivere assai meglio!
Ha incontrato a Luanda il clero e i laici cattolici ribadendo il no a credenze che - ha sottolineato - comportano talvolta persino sacrifici umani. Cavolo ha ragione...in Africa ci sono ancora delle credenze che talvolta comportano addirittura il sacrificio umano. Ad esempio cen'è una che sostiene che il preservativo sia inutile per combattere l'Aids. Chissà quante vittime ancora comporterà questa credenza!

vedi le notizie qui e qui

venerdì 20 marzo 2009

Vietato dimenticare


Come promesso eccovi il "continuo" della storiella sui desaparecidos di circa 2 settimane fa. a voi:

Vietato dimenticare
Tra il marzo e il giugno 1982 l’Argentina si rende protagonista di un’altra triste pagina della sua storia, grazie all’inutile guerra delle Malvinas o Falkland. Alla vigilia della guerra, l'Argentina si trovava nel pieno di una devastante crisi economica e di una contestazione civile su larga scala contro la Giunta militare che governava il Paese. Il governo, guidato dal generale Leopoldo Galtieri, decise di giocare la carta del sentimento patriottico, lanciando quella che considerava una guerra facile e veloce, per reclamare le isole Malvinas da sempre occupate dalla popolazione civile inglese. La convinzione di Galtieri, era che l’Inghilterra mai si sarebbe interessata a due scogli in mezzo all’Atlantico, così la Giunta avrebbe recuperato il consenso perduto a causa delle stragi compiute durante la dittatura. I desaparecidos erano una realtà non più sconosciuta agli occhi della popolazione, che ormai stanca della repressione militare, iniziava a manifestare il proprio dissenso nei confronti del regime ditta toriale. L’incredibile potenza bellica dell’Inghilterra di Margaret Thatcher supportata dal Cile di Pinochet, non fece attendere la sua risposta e annientò l’impreparato esercito argentino, composto per lo più da ragazzi delle regioni subtropicali del centro nord, inesperti e male attrezzati per combattere in una delle zone più fredde del globo. La sconfitta ebbe come conseguenza la fine della dittatura in Argentina e il ritorno ad una democrazia che, seppur precaria, da allora in poi non subì particolari interruzioni. Il nuovo Governo, capeggiato dal radicale Raul Alfonsin, si trovò a dover ricostruire le basi di una nazione distrutta dalla crisi economica, sociale ed istituzionale lasciata in eredità dai militari. Il clima di sollevazione popolare non bastò, però, a tenere a bada le minacce dell’esercito impaurito dalle possibili ripercussioni legali, che anni di stragi avrebbero comportato. Minaccia che sarebbe sfociata in un nuovo colpo di stato se il governo argentino non avesse preso dei provvedimenti in loro tutela. Il risultato di questo perfido gioco sono due leggi che hanno dell’incredibile, la “ley de obediencia debida” e la “ley de punto final”. La prima legge esimeva dalle responsabilità giuridiche i militari torturatori che agirono per imposizione dei vertici militari. Tutto ciò ci porta a pensare che la responsabilità diretta fosse solo nelle mani dei vertici dell’esercito e della giunta dittatoriale, ma a questo punto interviene la seconda legge per esonerare dalle colpe anche quest’ultimi criminali. Una strage impunita fino al 2005, anno della dichiarazione di incostituzionalità di tali provvedimenti, da parte della Corte Suprema Argentina. I desaparecidos continuano a vivere nella memoria della popolazione, ma affinché non restino solo un ricordo, le associazioni delle Madres de Plaza de Mayo e degli H.I.J.O.S. proseguono le loro instancabili ricerche, affinché trenta mila persone riacquistino la loro identità e più di cinquecento ragazzi possano conoscere la triste sorte dei propri genitori e capire con disprezzo che coloro che per più di venti anni hanno chiamato “mamma e papà” erano in verità gli aguzzini dei propri genitori biologici.
Il ricordo è sempre vivo.
Gli assassini devono pagare.
La dignità di un popolo non si vende, si difende.

giovedì 19 marzo 2009

Brunetta: "gli studenti dell'Onda sono guerriglieri"


Un movimento pacifico di protesta come l'Onda viene accusato di essere guerriglia...non c'è da stupirsi, in ogni pseudo-democrazia marcia e tendente all'autoritarismo ogni forma di protesta deve essere delegittimata. Quindi ecco un Ministro della nostra Repubblica associare studenti che manifestano il loro dissenso a dei guerriglieri così da giustificare qualsiasi azione venga fatta per farli tacere. da ansa.it:

ROMA - Gli studenti dell'Onda sono dei "guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri". Lo ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta, al termine di una conferenza stampa a Palazzo Chigi tenuta insieme alla collega della scuola, Mariastella Gelmini.

A chi faceva notare al ministro che nella scuola la protesta sta montando, il ministro ha risposto: "non vedo molta protesta, vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da parte della associazione Onda. Ma vedo - ha aggiunto - che nelle votazioni degli organi di rappresentanza degli studenti l'Onda non esiste. Sono un democratico e quindi credo molto più al voto che alle azioni azioni di guerriglia. L'Onda non l'ho vista nelle recenti elezioni degli studenti - ha insistito Brunetta - quindi sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri".

Completa solidarietà all'Onda romana


Con questo video che testimonia la brutalità della polizia durante il corteo di ieri, 18 Marzo, alla Sapienza, vogliamo esprimere la nostra più completa solidarietà all'Onda romana.
L'onda non si ferma!

mercoledì 18 marzo 2009

Pecora Nera N°6


Scusate l'assenza di questi giorni...vi presento il nuovo numero di Pecora Nera, il primo con 8 pagine. Eccovi l'editoriale:

Marcia sulla costituzione
61 anni fa’ il popolo italiano decise di vivere secondo principi repubblicani e non più monarchici. Un’assemblea Costituente scrisse la costituzione italiana, documento che avrebbe avuto il mero compito di certificare i valori e le leggi fondamentali del nuovo stato. Gli italiani hanno sempre creduto in ciò che i loro predecessori hanno deciso per loro. E’ passato del tempo, ma non così tanto da dimenticare il significato assunto dagli avvenimenti del 1948.
L’Italia perse la guerra e il Fascismo perse ogni significato. La guerra ingiusta, voluta da un regime ingiusto, ebbe fine. Gli anni successivi furono promotori di una nuova era. La legge, la giustizia, l’uguaglianza, la libertà, l’unità e l’aggregazione degli interessi comuni sono fra i principi guida. Ma fondamentali sono anche la suddivisione dei poteri e la Democrazia. Ma si sa che le cose non vanno sempre come si spera. Alcuni aspetti di questa era vanno riconsiderati e aggiustati. Il popolo, secondo il principio democratico, detiene il potere, avendo il diritto di scegliere chi curerà i suoi interessi. Secondo gli ultimi eventi, sembrerebbe che abbia optato per chi tutela, in realtà, i propri interessi personali. Fra la XV e la XVI legislatura, attraverso le elezioni politiche del 2008, qualcosa è cambiato. Secondo le pretese della Costituzione, il razzismo e la discriminazione non rifioriranno, il pluralismo politico sarà rispettato, la giustizia farà il suo corso, il Parlamento non sarà marginalizzato tutti i poteri non si concentreranno nelle mani di un capo politico, padrone della volontà popolare. La non conformità di una legge o di un atto avente forza di legge alla Costituzione viene definita come incostituzionalità. Contrariamente al principio costituzionale, l’ultima legge elettorale ha riformato il principio democratico; una pulizia etnica dell’opposizione politica e sociale è stata messa in atto attraverso una legge ignobile. La compressione del pluralismo sembra essere uno dei più gravi affronti alla Costituzione. Il “tema della sicurezza” è un altro punto focale ed ha assunto un ruolo fondamentale durante l’ultima campagna elettorale. La Destra si sente in dovere di difendere il suo popolo dallo straniero, o per meglio dire da gruppi sociali deboli, considerati causa del forte tasso di criminalità. Le politiche “razziali” odierne ricordano tanto quelle fasciste, ma assumono una connotazione meno aggressiva dal punto di vista pratico. L’introduzione di un nuovo diritto penale infligge, a chi no ha la pelle bianca, pene più dure rispetto a chi ce l’ha. Oltre al fatto di derogare al principio dell’uguaglianza razziale, l’iniziativa della Lega, riguardante una tassa per il rilascio dei permessi di soggiorno ai cittadini clandestini è un chiaro segno di non rispetto della Costituzione. Si tratta, infatti, di un’imposta e, come ben sappiamo, essendo tale, dovrebbe essere legata ad una capacità contributiva. Di fatto però, essa non si riferisce al solo fatto di essere una persona (imposta di capitazione). Le imposte di capitazione in Italia sono incostituzionali. Inoltre, l’abuso dei decreti legge (strumento riservato a casi di emergenza) da parte dell’esecutivo sembrerebbe essere un altro fenomeno incostituzionale. L’esempio più sorprendente è il dl tramutato nella legge 133/2008. La svalutazione dell’importanza dell’istruzione pubblica assume una doppia valenza relativamente al tema dell’incostituzionalità: oltre ad essere un abuso del dl, intacca il principio dell’uguaglianza fra cittadini. E’ chiaro che le battaglie intraprese dalla Destra mirano alla vittoria di una guerra ideologica contro principi necessari e fondamentali della nostra sociètà. Ma tali principi sono figli di un’altra guerra, pratica e devastante, che sembrava aver insegnato molto. Un’esperienza che mai si dovrebbe ripetere e che avrebbe dovuto cancellarne i suoi valori. A coloro che si sentono indignati da questa incostituzionalità, a coloro che non sentono soddisfatti i propri interessi e a coloro che si sentono deboli e subalterni diciamo: Contro informatevi e istruitevi, “perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”! La guerra non è ancora stata vinta!

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mercoledì 11 marzo 2009

Elezioni studentesche


Entula Arrubia si candida alle prossime elezioni studentesche per quanto riguarda il rinnovo del consiglio di facoltà. Quello che vedete qui sopra è il manifesto pubblicitario, di seguito inserisco il programma.
Saluti rossi

Chi siamo?

Entula Arrubia è un collettivo di sinistra antagonista della Facoltà di Scienze Politiche. Questo collettivo nasce a cavallo tra il 2004 ed il 2005 e si lega alla storia dell’aula studenti conquistata dal movimento della Pantera nel ’90 e trasmessa in seguito ad altri collettivi sino ad arrivare a Entula Arrubia. Il collettivo è un soggetto indipendente, autogestito, autofinanziato e pone le proprie basi sul principio della partecipazione politica e dell’assemblearismo. Entula Arrubia si oppone fermamente alle politiche neoliberiste di costante smantellamento del diritto allo studio esercitato attraverso l’ingenerosa riduzione dei finanziamenti e il pressante tentativo di privatizzazione. Questo progetto è frutto di un percorso legislativo ventennale che culmina con l’approvazione della legge 133. Inoltre il collettivo si oppone a tutte le forme di fascismo di ieri e di oggi.

Non abbiamo la presunzione di risolvere tutti i problemi, semplicemente non ci piace subirli passivamente, sentendo la necessità di discuterne per capirli, criticarli, portando avanti un’attività di contro-informazione che si presta come una valida arma per combatterli.

Cosa abbiamo fatto?

La tradizione del nostro collettivo è strettamente legata a tutte le vertenze studentesche che sono state portate avanti per la difesa e l’espansione dei diritti di tutti gli studenti. In tal senso:

  1. Abbiamo partecipato attivamente alla “vertenza tasse” del 2007-2008.

  2. Abbiamo portato avanti una “vertenza servizi” attraverso la minuziosa rilevazione delle varie criticità presenti nelle facoltà dell’Ateneo.

  3. Abbiamo dato vita a una serie di iniziative culturali, tra le quali cineforum, assemblee monotematiche e pluritematiche, dibattiti ed incontri culturali vari.

  4. Stiamo portando avanti un’attività giornalistica di contro-informazione che si sviluppa in un giornalino bisettimanale dal nome “Pecora Nera”, questo vede all’interno della sua redazione la fondamentale collaborazione del collettivo di Giurisprudenza-Economia, “La Poderosa”.

  5. Abbiamo dato risposta alle problematiche sollevate da tutti voi, non ultima la rimodulazione dell’esame di informatica.

In ultimo, tra le lotte più recenti:

  1. Abbiamo partecipato attivamente e con dedizione alla mobilitazione contro la legge 133. La protesta è poi sfociata in un occupazione parziale della facoltà, funzionale ai fini della lotta. Questa forma di mobilitazione ci ha permesso di accrescere notevolmente il livello partecipativo, cruciale secondo noi in una facoltà di Scienze Politiche, stimolando la coscienza critica di numerosi colleghi.

  2. Abbiamo lottato contro un bilancio 2008-2009 chiaro frutto della legge 133 che prevedeva ingenti tagli dei finanziamenti destinati alle varie facoltà con drastiche conseguenze alla didattica e futura offerta formativa agli studenti.

Cosa vogliamo fare?

  • Ci batteremo, come del resto abbiamo sempre fatto, per un’Università libera, gratuita e di massa.

  • Ci batteremo affinchè i rappresentanti degli studenti possano ricevere l’ordine del giorno del Consiglio di Facoltà non a distanza di poche ore prima dello stesso bensì con almeno due settimane di anticipo.

  • Ci batteremo affinchè il ruolo della rappresentanza non sia fine a se stessa bensì il simbolo di una partecipazione attiva della massa studentesca, che veda il rappresentante quale portavoce delle proprie proposte. In quest’ottica organizzeremo assemblee pubbliche per rilevare le istanze degli studenti da presentare al Consiglio di Facoltà.

  • Ci batteremo affichè venga debellato il virus del ritardo nella pubblicazione degli esiti degli esami da parte dei docenti. Riteniamo che un tempo congruo per effettuare la correzione di un compito non possa oltrepassare le due settimane.

  • Ci batteremo affinchè venga realizzata nei fatti e non solo virtualmente la parificazione dei diritti per gli studenti frequentanti e non, senza trascurare gli studenti lavoratori. Riteniamo che tutti debbano essere posti nelle stesse condizioni in modo tale da avere le stesse possibilità ed ambizioni.

  • Ci batteremo affinchè vengano garantiti effettivamente i sei appelli previsti durante l’anno accademico, inoltre cercheremo, con forza, di ottenere otto appelli annui, permettendo così agli studenti di poter sostenere tutti gli esami nella sessione di novembre ed aprile-maggio.

  • Ci batteremo per ottenere un calendario degli esami più razionale ed attento alle esigenze degli studenti. Riteniamo che sia assolutamente ingiusto che uno studente in corso possa ritrovarsi date di esami del suo anno con distanze troppo ravvicinate o addirittura coincidenti.

  • Ci batteremo per la difesa degli spazi autogestiti dagli studenti.

  • Ci batteremo per garantire il corretto funzionamento della linea web nell’aula di informatica e per l’attivazione del wi-fi in biblioteca.

  • Ci batteremo per un’università come luogo di cultura, che sia disponibile agli studenti anche nel week-end per iniziative culturali (come avviene in tanti altri paesi europei).

  • Ci batteremo per il potenziamento della raccolta differenziata all’interno della facoltà.

  • Ci batteremo per l’eliminazione di tutte le barriere architettoniche presenti nella nostra facoltà.

martedì 10 marzo 2009

Solidarietà all'onda antifascista torinese


Con questo comuicato esprimiamo la nostra solidarietà a tutt* gli student* antifa torinesi che nella giornata di ieri sono statI violentemente caricati dalla polizia all’università di Palazzo Nuovo, dove, per l’ennesima volta, in seguito all’ennesima provocazione dei neofascista del FUAN, un gran numero di antifascisti si è mosso per scongiurare che gli spazi dell’università fossero occupati dai “camerati”. Riteniamo inaccettabile che, per l’ennesima volta, le stesse forze che dovrebbero garantire l’ordine, le forze che in teoria dovrebbero impedire il riunirsi di gruppi neofascisti, abbiano protetto i camerati, da una più che leggittima contestazione antifascista, caricandola pesantemente ed accanendosi sui singoli. Esprimiamo solidarietà anche ai fermati e agli arrestati.

ORA E SEMPRE ANTIFASCISTI!

Di seguito riportiamo la crocaca dell’accaduto tratto da infoaut.org:

Dopo Milano , Padova e Cagliari , tocca a Torino. La polizia entra nelle strutture universitarie per difendere un ceto poltico di neofascisti in cerca di legittimazione e procacciamento di voto per garantirsi nuove poltrone nel Senato studentesco da cui gestire fondi e lobbying sui soldi pubblici. Quest'oggi i fascisti del Fuan si sono ripresentati nei locali dell'università di Torino, improvvisando un banchetto nell'atrio di Palazzo Nuovo per le imminenti elezioni universitarie.
In città come all'università, negli anni, non è mai stato concesso alcuno spazio e agibilità politica all'estrema destra, quindi la presenza di questi personaggi non ha potuto che essere avverti dagli studenti e dalle studentesse dell'Onda come un'inaccetabile provocazione. Fin dalle prime ore della mattinata si è formato un presidio spontaneo antifascista, di fronte al quale si è interposta la celere.
Non diversamente dal passato anche quest'oggi la questura ha militarizzato l'ateneo. Il presidio antifascista, provvisto dello striscione "fuori i fascisti dall'università", ha scandito cori e slogan, denunciato la natura fascista del Fuan, ritenendo tra l'altro inaccettabile non solo la presenza dei fascisti ma anche quella della polizia, come sempre a protezione dell'estrema destra. Di fronte alla persistenza degli studenti antifascisti, presenti in gran numero (almeno 400), che hanno lanciato uova in direzione dei fascisti e acceso fumogeni colorati, la polizia ha pesantemente caricato, selvaggiamente, dando luogo a una caccia all'uomo estesasi lungo tutto l'atrio e oltre. La celere si è accanita su ogni studente o studentessa capitato a tiro, facendo diversi feriti. Durante le cariche le forze dell'ordine hanno eseguito 5 fermi, portando gli studenti in questura e facendo tramutare 2 fermi in arresti.
Dopodichè l'Onda antifascista è uscita da Palazzo Nuovo, dirigendosi in corteo spontaneo verso il rettorato dell'università, il quale è stato poi occupato. Si è tenuta una conferenza stampa nei locali occupati, durante la quale si è denunciata la violenza delle cariche della polizia e l'inaccettabilità della presenza di forze neofasciste all'università, richiedendo l'immediata liberazione degli studenti fermati ed esigendo una presa di posizione del rettore Ezio Pelizzetti. Gli studenti sono ancora in occupazione e la manterranno finchè il rettore non si presenterà. Tanti gli attestati di solidarietà dai soggetti sociali del panorama di movimento nazionale e cittadino.
Quelle di oggi non sono che scene già viste: a Torino, come in altri atenei (e la tendenza sembra aumentare in progressione) esiste una irriducibilità politica antifascista che intorno a poche ma essenziali parole d'ordine difende spazi di tolleranza e vivibilità altra cui tanti pezzi di società sembrano ormai aver rinuciato.
Solo poche settimane fa tre studenti di questo ateneo sono stati condannati a 1 anno di detenzione (uno di loro senza il beneficio di condizionale - dispositivo pure utilizzatogli contro retroattivamente) per le stesse ragioni che oggi hanno portato decine di studenti a frapporsi alla presenza intollerabile delle forze dell'ordine, le stesse che un mese fa militarizzarono tutta via Po per proteggere lo svolgimento separato di un'inaugurazione d'anno accademico che non s'aveva da fare.
Rettore e autorità accademiche non si rassegnano, continuano con la loro governance di miseria, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, rifutandosi di assumere un'indicazione precisa che giunge dalla parte più consistente e attiva della popolazione studentesca: "Fuori i fascisti dall'università!" No alla militarizzazione degli spazi!"
Gli eventi di oggi sono solo un'avvisaglia perché hanno annunciato la loro intenzione a candidarsi con una lista paravento anche i neo-nazisti locali di Casa Pound Torino sotto il nome bucolico di "Arcadia". Staremo a vedere..

lunedì 9 marzo 2009

Berlusconi-Gheddafi


E' argomento di forte attualità quello degli accordi tra Italia e Libia, tra il nostro Silvio e il buon Gheddafi...questo articolo ripercorre gli ultimi avvenimenti, e la triste storia di una continua violazione dei diritti umani...a voi:

Milioni di euro contro i diritti umani: la cooperazione Italia-Libia

Il 30 agosto del 2008 il nostro Presidente del Consiglio ha firmato l’ennesimo accordo di collaborazione tra la Repubblica Italiana e la “Grande Giamahiria araba libica popolare socialista”.
Questo trattato non è altro che l’ultimo di una lunga serie, il punto d’arrivo di dieci anni di accordi, dieci anni in cui nulla si è fatto per salvaguardare i diritti umani.
Alla fine del 2007, mentre il leader libico, Gheddafi, confermava pubblicamente di voler attuare deportazioni di massa, fu firmato un accordo tecnico tra le due parti, che prevedeva il pattugliamento congiunto del mediterraneo da parte dei due paesi, su navi italiane a comando libico. Tale accordo non è ancora stato reso pubblico e non è ancora operativo, anche se alla fine del 2008, all’interno del rifinanziamento delle missioni militari italiane, 5 milioni di euro vengono riservati, per il primo semestre 2009, a tale pattugliamento. Ciò che potrebbe accadere ai migranti non è affatto rassicurante, infatti la Libia non possiede una legislazione che garantisca l’asilo politico a chi spetta, le sue carceri non tutelano nemmeno in minima parte i diritti umani. I migranti catturati potrebbero finire ammassati in carceri con celle contenenti anche 200 persone, tra donne, bambini, anziani, intere famiglie; oppure venire direttamente rimpatriati nei loro paesi di origine, con il rischio di persecuzioni e torture che potrebbero portare fino alla morte.
Tornando al trattato di amicizia del 30 agosto dello scorso anno, nulla è cambiato in fatto di diritti umani, nessun articolo li tutela e nessuna pressione è stata fatta dall’Italia affinché la Libia tutelasse tali diritti, viene solo menzionata la Dichiarazione Universale dei diritti umani, ma non viene citato nessun trattato vincolante né viene istituito nessun organo di controllo, affinché tali diritti vengano rispettati. Sono previsti cospicui finanziamenti in favore della Libia per la costruzione di un sistema di controllo dei confini, il tutto per riuscire ad arginare il problema dell’immigrazione clandestina. Considerando la completa mancanza di tutela dei diritti umani in terra libica, possiamo solo immaginare cosa potrebbe succedere ai migranti che verrebbero fermati. In questo modo l’Italia si renderebbe direttamente complice delle violazioni dei diritti umani, complice in quanto, attraverso i cospicui finanziamenti, concorrerebbe maggiormente agli arresti, alle torture e ai maltrattamenti dei poveri migranti. Nessuna chiarezza è stata fatta riguardo alla sorte delle persone che verranno fermate sia in terra libica, sia durante i pattugliamenti marittimi.
In questo modo l’Italia sembra che cerchi di spostare il problema dell’immigrazione irregolare, allontanarlo dai suoi territori e spostare le violazioni dei diritti umani in un altro Paese, come se ci si volesse lavare la coscienza, non sentendoci responsabili di quanto avviene e avverrà in Libia. Ma elargire cospicui finanziamenti non sarà sufficiente a lavarsi la coscienza.
Siamo tutti figli della stessa terra, siamo tutti umani, non possiamo permettere tutte queste violazioni dei diritti umani.

domenica 8 marzo 2009

Festa della donna

Oggi è 8 marzo...festa della donna...ma non c'è niente da festeggiare...vi lascio solo con questa citazione:

"il primo gesto rivoluzionario è chiamare le cose con il loro vero nome"
- Luxemburg Rosa

venerdì 6 marzo 2009

Ni olvido ni perdón... Nunca más...

Ecco a voi l'articolo già preannunciato sui desaparecidos. Vi anticipo che questa storiella nel prossimo numero avrà un seguito...a voi:

Una storiella
Oggi vi vorrei raccontare una storia. Ci troviamo nella fine degli anni ’70 in Argentina, più precisamente nel 1976, Isabel Peròn, la terza moglie di Juan Domingo Peròn, è la presidente di questa repubblica. L’incertezza economica del paese e l’instabilità politica che dominava la realtà portarono ad un colpo di Stato da parte dei militari, per cercare di ripristinare gli equilibri. Quando c’era la democrazia, in Argentina, gli attivisti politici, ritenuti comunisti, venivano perseguitati da vere e proprie organizzazioni paramilitari, la “triple A” (Allenaza Anticomunista Argentina), che cercava di mantenere l’ordine con omicidi e sequestri, in quanto gli oppositori dovevano essere puniti. Con l’arrivo dei militari, però, la situazione sfuggì di mano.
Gli attivisti politici scomparsero, come...dove...perchè...sono domande che allora non erano consentite. La storia che vi voglio raccontare non ha un vero e proprio protagonista, ne ha almeno trentamila. Trentamila persone accomunate da una stessa sorte, l’essere scomparsi nel nulla. Per i militari la strategia era semplice. Arrivavano nel cuore della notte a casa di chi fosse sospettato di opposizione verso il regime, parcheggiavano il ford falcon verde senza targa all’ingresso della casa e sfondando la porta, entravano. Cosa succedesse dentro la casa era meglio non chiederselo. Il sospetto attivista veniva arrestato e portato via per “accertamenti”, la sua casa veniva messa sottosopra con lo scopo di trovare qualunque cosa fosse utile per scovare altri oppositori, le agende e le rubriche erano molto gettonate dai militari. Una volta arrivati in posti segreti, gli arrestati, erano incappucciati, affinché non capissero dove si trovassero, erano circondati da una realtà simile a quella di veri e propri campi di concentramento, campi di prigionia. Celle isolate per permettere all’oppositore di avere tutto il tempo necessario per soffrire in solitudine. La tortura, attraverso la “picana” (cioè la tortura con la corrente elettrica), era la pratica più diffusa affinchè confessassero, così il regime poteva avere informazioni su chi altro perseguitare o sulle intenzioni di questi “pericolosissimi criminali” (per la maggior parte ragazze e ragazzi poco più che ventenni, studenti universitari, sostanzialmente gente come chi legge o chi scrive un articolo come questo).
Il trattamento previsto per i carcerati non prevedeva deroghe, uomini e donne, indistintamente venivano torturati pesantemente. Una particolare attenzione era prevista per le ragazze, che non solo venivano stuprate ripetutamente ma, se già in stato di gravidanza, venivano fatte partorire per poi privarle del frutto della loro stessa vita e, il piccolo innocente, veniva consegnato nelle mani di altri militari che non potevano avere figli. La storiella logicamente continua, che fine hanno fatto queste persone? Se parliamo di persone ci concentriamo solamente nei detenuti, perchè quei militari, di certo, persone non erano, ma mostri e forse questa definizione non basta. I detenuti, poi, venivano sedati e bendati, fatti salire su aerei delle forze armate e, una volta raggiunta destinazione Rio de la Plata o Oceano Atlantico, buttati giù con dei pesi o con il ventre squarciato, per non rischiare che tornassero a galla. Come ogni storia anche questa ha una morale, trentamila desaparecidos, oltre 500 figli di desaparecidos affidati ai militari e oltre due milioni di persone scappate in esilio. L’incredibile lavoro delle Madri di questi giovani, le Madres de Plaza de Mayo, può scatenare solo ammirazione e a sua volta rabbia per i crimini atroci che hanno subito, ma questa è un’altra storia.
Ni olvido ni perdón...
Nunca más...

giovedì 5 marzo 2009

Per un consumo critico

Ecco il volantino dei vari appuntamenti organizzati dal gruppo studenti per un consumo critico:

martedì 3 marzo 2009

Le famiglie bocciano la Gelmini


martedì 03 marzo 2009
(da www.repubblica.it) Nove famiglie su 10 non potranno avere le 30 ore settimanali richieste a meno che il governo non rinunci ai tagli previsti dalla Finanziaria Scuola, il 95% sceglie le 30 ore ma i fondi non sono sufficienti

Scuola, il 95% sceglie le 30 ore ma i fondi non sono sufficienti. Le famiglie italiane sparigliano le carte alla Gelmini. O il governo, per accontentare le richieste di mamme e papà della scuola elementare, dovrà rinunciare alle economie di spesa previste dalla Finanziaria oppure le famiglie non potranno essere accontentate. I dati diffusi ieri dal ministero dell'Istruzione sulle scelte che riguardano la scuola primaria (l'ex elementare) nascondono una verità: nove famiglie su 10 non potranno avere le 30 ore settimanali richieste all'atto dell'iscrizione. A meno che il governo non modifichi i criteri sulla formazione degli organici del personale della scuola già concordati con il ministero dell'Economia. Insomma, un bel pasticcio. Ieri, le famiglie italiane hanno sonoramente bocciato il modello-Gelmini per la scuola elementare. Le 24 e le 27 ore in prima elementare, considerate il modello di riferimento per il futuro, hanno ottenuto soltanto il 10 percento delle preferenze. La stragrande maggioranza ha scelto il modello attuale a 30 ore (il 56 per cento) o quello a tempo pieno di 40 ore (il 34 per cento). Ma in quanti potranno essere accontentati a settembre? Decisamente pochi, visto che il ministero ha già scritto nero su bianco che l'organico per le prime classi verrà calcolato in base alle 27 ore settimanali. Di conseguenza, le classi a 30 ore che sarà possibile attivare dipenderanno dalle economie realizzate con la formazione delle classi a 24 ore. Secondo una prima stima realizzata da Repubblica, su oltre 20 mila prime classi ne potranno funzionare appena 600 con 24 ore settimanali e altrettante ne dovrebbero essere attivate a 30 ore. Ma la richiesta delle 30 ore da parte dei genitori dei piccoli che fanno il loro ingresso alla scuola primaria è di gran lunga superiore.

In sostanza, attenendosi scrupolosamente ai dati di viale Trastevere, su quasi 294 mila famiglie che hanno richiesto un tempo scuola di 30 ore a settimana potranno essere accontentate meno di 16 mila. Cosa diranno le 278 mila famiglie che si vedranno appioppare un orario diverso da quello richiesto?

E non è neppure detto che potranno essere accontentati coloro che hanno scelto le 24 e le 27 ore. Il perché è presto detto. In Italia ci sono 16 mila plessi di scuola elementare e circa 16 mila sono state le famiglie che hanno optato per le 24 ore: in media un bambino per plesso. Mentre le famiglie che hanno richiesto le 27 ore sono 36 mila: poco più di 2 bambini, a conti fatti, per ogni plesso.

Ma le regole per la formazione delle classi sono tassative: almeno 10 bambini per classe. Anche coloro che hanno dato credito a settembre si ritroveranno in difficoltà: verrà probabilmente proposto loro di cambiare plesso o di accontentarsi di un altro modello orario. A meno che, per accontentare mamme e papà, l'esecutivo non decida di allargare i cordoni della borsa.
(2 marzo 2009)
di SALVO INTRAVAIA

Campus Universitario


Oggi vi mostro un volantino esplicativo della situazione del campus universitario...con Unicamente abbiamo deciso di promuovere un assemblea per informare tutta la popolazione studentesca.
eccolo:

DOV’ È FINITO IL CAMPUS UNIVERSITARIO ?
Gli studenti universitari presenti nell’Ateneo di Cagliari sono 38.000,
cioè un quarto della popolazione cittadina.
Gli studenti fuori sede sono 12.000.
Le cinque case dello studente esistenti hanno una capienza di 927 posti letto,
che si ridurranno ulteriormente di 132 posti entro un anno, per la chiusura dello stabile di via Roma a causa del deterioramento della struttura.
1.100 STUDENTI SONO IDONEI MA NON BENEFICIARI DEL POSTO LETTO PER CARENZA DI STRUTTURE
La soluzione a questo problema è stata offerta dalla Regione con la proposta di un campus da realizzarsi nell’area dell’ex semoleria in viale La Playa, il progetto è stato affidato all’architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha.
Questo progetto prevederebbe 1008 posti letto (con corridoi spaziosi ed un bagno per ogni stanza) una biblioteca (300 posti), teatro con piazza coperta (500 posti), mensa (700 persone), sale lettura e numerosi spazi per la ricreazione studentesca compresa una palestra (170 persone), l’auditorium (1000 posti), sala informatica (300 posti), uffici e sotto lo stabile del pensionato vi saranno spazi commerciali come una libreria, lavanderia, bar, copisteria, farmacia, parcheggio interrato (700 auto). La posizione vicino alla stazione dei treni e degli autobus a due passi da via Roma è strategica.

Il campus sarà molto più di un semplice dormitorio, farà parte del tessuto urbano offrendo importanti servizi per studenti e per tutti i cittadini.

Il 28 marzo 2008 viene firmato l'Accordo di programma tra il sindaco di Cagliari Emilio Floris e il presidente della Regione Sardegna Renato Soru; questo prevedeva la possibilità di creare 1.200 posti di lavoro e uno stanziamento di 250 milioni di euro per i seguenti progetti:
riqualificazione del quartiere di Sant’Elia
museo dell’arte nuragica e contemporanea “Betile”
realizzazione del Campus nell’area di viale La Playa
realizzazione del porto dei pescatori a Sant’Elia
riqualificazione della fascia del lungomare: dal parcheggio dello Stadio di Sant’Elia al Lazzaretto
la passeggiata di collegamento tra il Lazzaretto e la Sella del Diavolo.
Il 29 gennaio 2009 il Consiglio comunale di Cagliari non ratifica l’Accordo di Programma, bocciando di fatto anche il progetto del Campus Universitario di Mendes da Rocha.
L’amministrazione comunale contesta all’Ersu di aver realizzato un progetto che prevede volumetrie maggiori rispetto a quelle previste dal precedente progetto di Edilia Spa, con un numero di parcheggi non idoneo (come se tutti gli studenti delle case dello studente si potessero permettere un’auto) e spazi verdi insufficienti.
La proposta alternativa del comune è appunto il progetto di Edilia Spa, che consiste in un’altra casa dello studente di circa 300 posti letto priva di servizi, un parcheggio multipiano e un albergo; una soluzione di questo tipo non risolverebbe il problema degli alloggi per gli studenti fuori sede che non hanno la possibilità di pagarsi l’affitto e non contribuirebbe alla riqualificazione dell’area.
La realizzazione del campus da 1008 posti letto sarebbe stata possibile con una modifica del Piano Urbanistico Comunale, come già previsto dall’Accordo di programma; se tale modifica non viene proposta e attuata dal Comune di Cagliari entro il 30 maggio, verrà realizzato il progetto di Edilia Spa da 300 posti letto.
L’amministrazione comunale si è dimostrata poco sensibile alle esigenze degli studenti, saremmo curiosi di conoscere quali e quanti siano gli interessi che bloccano la realizzazione di un progetto che porterebbe valore aggiunto a Cagliari e se tali interessi valgano più del futuro di 12.000 persone.
Inoltre le affermazioni di chi più direttamente dovrebbe interessarsi alla situazione degli studenti , il rettore Pasquale Mistretta, contrarie al progetto della Regione definendolo non adatto in quanto «Non funzionerebbe in una realtà come quella sarda» (Il Sardegna, 25 Febbraio 2009), ci lasciano interdetti.
Siamo convinti che sia necessaria una presa di coscienza degli studenti e della cittadinanza, per questo chiediamo a tutti di essere parte attiva e mobilitarsi!
Assemblea per il Campus
Sala Cosseddu h.21.00
Giovedì 5 Marzo 2009
Unicamente

lunedì 2 marzo 2009

Pecora Nera N°5


Ecco a voi il numero 5 di Pecora Nera, secondo me molto ben riuscito. Il tema portante è il precariato, ne venie analizzata la sua influenza nel nostro futuro, viene analizzata il suo evolversi negli anni, viene analizzato il rapporto degli stessi precari con gli studenti. Inoltre come promesso compare un articolo sui desaparecidos, uno sui gruppi subalterni e infine uno interessantissimo sulla cooperazione Italia-Libia.
La vignetta di questo numero anticipa in parte quale sarà uno dei temi forti della prossima uscita: il nucleare!
Vi lascio con l'editoriale che dà il la a questo giornale:


Precari per volere di chi?

“Con il termine precariato si intende, generalmente, la condizione di quelle persone che vivono, involontariamente, in una situazione lavorativa che rileva, contemporaneamente, due fattori di insicurezza: mancanza di continuità del rapporto di lavoro e mancanza di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura; con questo termine si intende fare altresì riferimento al cosiddetto lavoro nero e al fenomeno degenerativo dei contratti c.d. flessibili.”

Internet può offrirci, come si può vedere, una descrizione nuda e cruda del precariato e delle sue correlazioni. Ma com’è che si è arrivati a quei due “fattori di insicurezza” e ai fenomeni dilaganti di “lavoro nero” e contratti “flessibili”? Occorre fare una panoramica generale del “perché” e del “per come”. Torniamo indietro di una-due generazioni, ovvero fondamentalmente a quella dei nati negli anni 60-70. In quel periodo si assisteva infatti ad una generale espansione di un capitalismo in crescita che apriva la porte a nuovi diritti per le masse di lavoratori e di sfruttati che scendevano in piazza e occupavano le fabbriche per ottenerli (perché ovviamente non gli vennero regalati ma furono loro stessi a conquistarli con le lotte). Si parla fra gli altri di diritti sindacali, diritto allo studio per i propri figli, diritto ad un lavoro a tempo indeterminato, ecc. Ora, va precisato che forme di precariato più o meno simili a quelle odierne sono sempre esistite nel sistema capitalista. Detto questo, è a partire da quando il capitalismo odierno entrava in stato comatoso che la situazione cambiava drasticamente e il lavoro precario entrava nella norma. Negli anni 90 scendeva in campo l’Unione Europea figlia della Comunità Europea e i governi nazionali (in preda ad una sbornia liberista) varavano le cosiddette leggi precarizzanti, utili appunto ad un capitalismo in difficoltà e bisognoso di carne da macello per il mercato del lavoro. Non è affatto un caso che nello stesso periodo si iniziasse a minare, oltre al diritto al lavoro, il diritto allo studio, con politiche di progressiva e crescente privatizzazione delle università, aiuti alle scuole private, forte svalorizzazione dei titoli di studio: politiche che oggi stanno, come putroppo ben sappiamo, toccando il loro culmine. La precarietà e il futuro incerto che ci vogliono imporre non è, insomma, frutto del caso o della mente criminale di pochi liberisti: è una soluzione che non è una “distorsione” del capitalismo, ma che è figlia legittima del capitalismo e della sua logica di sfruttamento selvaggio e spietato; è la soluzione che i padroni ed i governi a loro fedeli hanno trovato per restare a galla e far restare a galla il sistema. Sono loro e soltanto loro i responsabili della crisi del (loro) sistema economico e della precarietà che porta con sé, sono loro e soltanto loro che devono pagarla, questa crisi. Dobbiamo capire in quanto studenti e futuri lavoratori (verosimilmente precari) chi sta dalla nostra parte e chi no, chi ci vuole sfruttati a vita e con chi possiamo batterci perché lo sfruttamento diventi un ricordo. La risposta non sta ovviamente in una sterile e stupida lotta generazionale contro i nostri padri: loro hanno conquistato dei diritti ma a loro volta se li sono visti togliere o calpestare. Le proteste degli scorsi mesi hanno già indicato la strada: i nostri alleati naturali, se vogliamo veramente che le cose cambino, sono i lavoratori salariati (precari e non) ma anche le masse popolari, i pensionati, gli immigrati... Chiunque insomma sia in un modo o nell’altro reso “precario” da un sistema socio-economico inumano perché inadatto alle esigenze della stragrande maggioranza dell’umanità.


Scarica il Numero 5

domenica 1 marzo 2009

Garage Olimpo

"Erano belle giornate, li facevano scendere dall'aereo...". Il nostro bravo presidente del consiglio ci scherza...certo! su un argomento come quello dei desaparecidos oramai si può scherzare tranquillamente...che volete che sia...dopottutto si ritiene che fra il 1978 e il 1983 in Argentina, sotto il regime militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali...
Nel prossimo numero di Pecora Nera sarà presente un articolo sui desaparecisos, e oggi vi presento e consiglio un film sull'argomento che non dovete assolutamente perdere:

Garage Olimpo

Il garage olimpo era un garage illegale dove venivano rinchiusi gli oppositori al regime argentino. Garage Olimpo è un film crudo, molto forte, e per le tematiche affrontate necessariamente tristissimo. Il film narra di Maria che assieme agli altri sequestrati diventano desaparecidos. Il regista, Marco Bechis, all'epoca ventenne fu arrestato e solo grazie al passaporto italiano venne "solo" espulso dall'Argentina.
« ...Ho capito che (l'Argentina) bisognava raccontarla come se quella tragedia avvenisse oggi da qualche parte nel mondo. Senza ricostruire quegli anni, senza storicizzare i fatti... »
(Marco Bechis)