sabato 28 febbraio 2009

Palestina libera!


Assolutamente imperdonabile non aver ancora parlato della situazione palestinese in questo blog. Con Entula Arrubia abbiamo organizzato una bella assemblea e un'altra è in preparazione. Quindi vi dedico un articolo uscito nel secondo numero di Pecora Nera che ripercorre sin dalle origini il conflitto israelo-palestinese, anzi -meglio dire- lo sterminio palestinese.
A voi:

Palestina: una terra intrisa di sangue
Da quasi un secolo, la terra palestinese è continuamente bagnata dal sangue umano, fin dalla creazione del territorio nazionale israeliano, ossia dal 1919, quando l’Inghilterra conquistò la Palestina e iniziarono le prime migrazioni di ebrei verso questa terra. I primi fatti di sangue si ebbero nel 1929 in seguito a delle sollevazioni popolari da parte dei palestinesi che vedevano la loro terra rubata da un popolo colonizzatore. Dobbiamo però arrivare al 1948 per vedere la prima vera e propria guerra; in seguito al rifiuto degli arabi delle decisioni dell’ONU che spartiva la Palestina tra loro e gli ebrei. Tale rifiuto portò il popolo ebreo intraprendere una sanguinosa guerra contro la coalizione dei Paesi arabi (Libano, Siria, Egitto, Iraq e altri) che portò nel 1949 alla nascita ufficiale dello Stato di Israele con delle sensibili modifiche ai confini dei territori assegnatigli dall’ONU. Durante questa guerra si registrò anche la prima grande ondata di profughi palestinesi che fuggivano dalla guerra e dalla morte e andarono a rifugiarsi nei Paesi vicini; intorno a loro si scatenò un enorme dibattito che non fece altro che inasprire i rapporti tra il neonato stato israeliano e i Paesi arabi.
Durante i primi anni cinquanta si registrò un’altra grande ondata di sangue, in seguito agli attacchi terroristici da parte dei “fedayin”, provenienti dall’Egitto e dalla striscia di Gaza, ai quali seguirono dure rappresaglie da parte dell’esercito israeliano. Questo portò a una nuova guerra, contro l’Egitto, (1956) dove Israele, che voleva fermare i lanci di missili dal fronte egiziano, fu affiancato da Francia e Gran Bretagna, spinte dalla volontà di riprendere il controllo sul canale di Suez che l’Egitto aveva nazionalizzato, inoltre la Francia era spinta anche da un secondo motivo: fermare gli aiuti egiziani al Fronte di Liberazione Nazionale algerino. Israele uscì nuovamente vincitore e riuscì a occupare la striscia di Gaza, anche se per poco tempo.
Non si dovette attendere molto prima che i boati delle bombe si facessero risentire in terra palestinese. Dopo appena dieci anni (1967) Israele sentendosi minacciata dai Paesi arabi, che avevano ordinato un concentramento di truppe lungo i confini, dichiarò nuovamente guerra e in soli sei giorni conquistò il Sinai, la Cisgiordania e l’altopiano del Golan. Subito dopo la conclusione di questo conflitto iniziò una guerra di logoramento, di fronte alla quale l’ONU apparve impotente. Sei anni dopo gli eserciti di Siria ed Egitto attaccarono Israele su due diversi fronti (guerra del Kippur), il canale di Suez e l’altopiano del Golan, l’esito della guerra fu scontato, l’esercito israeliano sconfisse pesantemente gli avversari anche grazie agli aiuti da parte degli Stati Uniti, malgrado fosse stato colto di sorpresa e avesse subito grosse perdite.
Dalla seconda metà degli anni ’70 parvero esserci dei segnali di distensione e un’apertura verso la pace, furono firmati degli accordi con Siria ed Egitto e in seguito con la Giordania e con il Libano. Quest’ultimo non fu però ratificato dal Libano stesso per via del veto posto dalla Siria che, di fatto, controllava il Paese, questo portò alla creazione di un vero e proprio pantano politico, morale e militare per Israele. In seguito alla guerra del 1948 proprio in Libano si formò uno dei più grossi campi profughi palestinesi, ancora oggi esistente, nel quale trovarono rifugio anche molte organizzazioni palestinesi, definite terroristiche da Israele, che furono espulse dalla Giordania, soprattutto in seguito al “settembre nero” del 1970. Israele intervenne più volte in questa zona, ma fu nel 1982 che si scatenò la campagna militare più grossa che costrinse tutte le associazioni palestinesi a fuggire; e risale proprio a questo periodo il “famoso” massacro dei campi profughi di Sabra e Chatila.
Per trovare il primo “successo” palestinese dovremo attendere il 1987 con lo scoppio della prima “Intifada” (in arabo “rivolta”). La popolazione palestinese si ribello contro l’occupazione israeliana e la loro vittoria consistette principalmente nella sconfitta morale di tale occupazione.
I primi anni novanta portarono la speranza di pace in questa terra ormai zuppa di sangue umano, grazie al lavoro e alla volontà di entrambe le parti, ma fu solo un’illusione, tutto fallì in seguito all’assassinio di Yitzhak Rabin, Primo Ministro israeliano. In seguito a tale fatto tutto tornò come prima e si arrivò allo scoppio della seconda “Intifada” nel 2000, essa portò con sé altro sangue e altre bombe che si abbatterono sui civili.
Oggi la situazione appare ancora più critica, Israele è sempre più cruento nelle sue azioni e sia l’Europa sia gli Stati Uniti sembrano appoggiare incondizionatamente la sua politica. Quanto altro sangue e quante altre vittime innocenti ci vorranno, prima che Israele capisca che anche i palestinesi hanno diritto a una casa e a vivere in pace??

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