mercoledì 25 febbraio 2009

Mala tempora currunt


Oggi vi propongo un articolo uscito nel nostro giornale durante le prime settimane di occupazione, ma che rappresenta tutt'oggi quale sia la situazione di apatia che vive la maggior parte della popolazione studentesca e la situazione di impotenza che sovente ci ritroviamo a sostenere.
Vi dedico questo articolo, a mio modesto parere uno dei migliori mai apparsi sul PolOccupato:

La distrazione delle masse

Mala tempora currunt. Riuscire a stimolare una reazione sociale su temi che ci toccano da vicino, e rischiano di influire sul nostro presente e futuro, di questi tempi, è cosa quanto mai ardua. Chi nelle ultime settimane si è impegnato nella vertenza contro la legge 133 sa bene quanto sia stato e sia tuttora difficile suscitare un interesse attivo attorno al tema in questione e riuscire a portare in piazza gli studenti per esprimere il loro dissenso. Molti, fra studenti e non, respingono i tentativi di coinvolgimento effettuati da chi sta dedicando la maggior parte del suo tempo a questa lotta, nello stesso modo in cui respingerebbero un venditore ambulante troppo invadente. Ciò che non riescono a cogliere è il semplice fatto che divulgare informazione su fatti che ci riguardano da vicino, che ci toccano e ci penalizzano, equivale a trattare materia viva, a dare voce a quella coscienza civile che, si spera, è insita in ognuno di noi. L'esempio pratico sopracitato altro non è che un segnale del mal comune che si e venuto sviluppandosi da qualche anno a questa parte. Un diffuso disinteresse verso ciò che viene deciso dai centri di potere, un subire costante senza la minima intenzione di sollevare la voce per far valere diritti che sovente vengono calpestati da chi, a turno, ci governa. Davanti a un tale scenario viene spontaneo chiedersi dove stia la ratio del comportamento di queste persone. Trovare una delle risposte nell'involuzione che da anni vivono i mass media non pare così avventato. Il processo di regressione che gli ha investiti, ha fatto si che diventassero delle vere e proprie armi di distrazione di massa. Antonio Gramsci nelle sue “Lettere dal Carcere” delineava la figura dell'intellettuale organico come strumento per l'affermazione del potere di un partito e di un'ideologia dominante. La costituzione dell'intellettuale organico consisteva nell'occupazione delle “casematte del potere”, ovvero degli strumenti attraverso i quali un potere crea le basi affinché il suo operare successivo raccolga la maggioranza dei consensi. Ciò che si è verificato nella società italiana degli ultimi vent'anni consente di instaurare un parallelo fra l'intellettuale organico e i mass media, emblematicamente rappresentati dalla televisione. Lo spazio ridotto dedicato ad approfondimenti politici, la censura della satira, la quasi assenza di programmi trattanti argomenti di rilevanza sociale, e di contraltare il proliferare di reality show e trasmissioni disimpegnate, dove l'audience elevato si ricerca con gli scontri verbali fra persone e performance perlopiù volgari, hanno avuto l'effetto di allontanare le persone dalla realtà dei fatti, trasportandole in un mondo ideale dove non c'è spazio per poter pensare a ciò che veramente ci riguarda e ci interessa da vicino. Non sorprendano quindi la ragazza o il ragazzo che rifiutano un volantino informativo, o che guardano con occhi diffidenti chi invita tutti a recarsi a un'assemblea. Ci saranno sempre il tronista o la corteggiatrice di turno a suscitare un interesse maggiore. Far capire a queste persone quanto sia importante lottare e farsi sentire per far valere un proprio diritto è un punto di partenza attraverso il quale risvegliare la loro coscienza civile. Perché non si può lasciare che si decida il nostro futuro in maniera arbitraria, senza che nessuno faccia presenti i propri dubbi, o il proprio no nei confronti di provvedimenti e decisioni che ledono i diritti di ognuno di noi. Perché non è vero che la protesta in piazza sia sempre stata inutile. Anzi, talvolta ha cambiato il modo di vedere il mondo.

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