lunedì 27 aprile 2009

Imperialismo e balle atomiche

Dal Pecora nera numero 8 un articolo sul vertice Nato:

Imperialismo e balle atomiche
La crisi economica continua a decimare posti di lavoro, a rendere ancora più miserevoli le condizioni di vita degli emarginati e, in Italia, ad abbattere le importanti conquiste condotte dalle lotte operaie e studentesche negli anni ’60. Il G20 di Londra ha prodotto solamente un mucchio di belle fotografie da dare ai giornalisti, in quanto in concreto non è stato concluso nulla. La soluzione alla crisi è ancora un argomento scottante:esiste? Non esiste? Si raggiungeranno degli accordi? Nessuno a Londra ha visto lo spiraglio, anzi. Da un qualunque governo che abbia al centro del proprio operato il benessere comune (parola con la quale tanti leader mondiali si riempiono la bocca, ma di cui, a quanto pare, non conoscono il significato), ci si aspetterebbe come minimo una riduzione del deficit pubblico iniziando dall’abbassamento delle spese militari, gravosissima voce di bilancio all’interno di qualunque stato occidentale. E invece cosa si sono detti i nostri amici delegati della NATO il 3 e 4 aprile al vertice di Kehl e Strasburgo? Aumentiamo le spese militari -gli Stati Uniti del nuovo principe dei media, Obama, hanno intenzione di aumentare ancora il dispiegamento di forze armate in occupazione in Afghanistan aggiungendo altri 5000 soldati, e di rafforzare gli stanziamenti economici impiegati in questa zona con ulteriori 100 milioni di dollari-, continuiamo con la nostra opera di rafforzamento imperialista nelle zone ex comuniste-Croazia e Albania, che sono le nuove nazioni entrate a far parte del club degli Amichetti della Libertà (di qualcun altro). L’imperialismo non conosce crisi. Tutti, a riguardo di questioni militari recenti, hanno in mente le dichiarazioni velleitarie e irrealizzabili che Obama ha espresso poco prima del vertice UE-USA, dirette a Putin: “Abbasso le armi nucleari!Disarmo subito!W dio” e via proseguendo. Irrealizzabili perché la NATO stessa minaccia la Russia di Medvedev e Putin con un espansionismo strategico in quello che una volta era il suo giardino fiorito, ossia l’Europa dell’est. Le politiche di questo espansionismo hanno portato alla costituzione del progetto dello scudo antimissile contro la Russia, che motivato dalla sua strategia di difesa preventiva appoggiata anche da Obama, tende a riportare ai massimi livelli le spese militari, soprattutto nel campo dell’NCB, e dunque un aumento considerevole dell’arsenale atomico. È normale che i russi si sentano un tantino preoccupati e che perciò tendano ad escludere qualunque politica di disarmo,vedendo che con il Patto Atlantico si è fatto l’esatto opposto. Allegro, Barack! Per poterti insegnare a mentire con grazia, abbiamo qui per te un biglietto aereo destinazione Roma. Ci sarebbero invece da prendere in seria considerazione le dichiarazioni di gennaio formulate dall’attuale Segretario Generale della Nato, l’olandese Jaap de Hoop Scheffer, secondo il quale non sarebbe improprio un intervento delle forze del Patto Atlantico nell’ambito del conflitto Israelo-Palestinese. Sappiate che a dicembre è stato siglato il “Programma Individuale di Cooperazione” fra NATO ed Israele: ricordate i bombardamenti a tappeto sul Vietnam pianificati da Westmoreland? Non dico che ci siamo, ma non disperiamo! Conosciamo perfettamente l’amore di Washington per i fuochi artificiali, e considerate gli ultimi episodi di pulizia etnica sulla Striscia di Gaza, ai quali è seguita l’elezione alla carica di primo ministro d’Israele del nazionalista conservatore Benjamin Netanyahu, penso che abbiamo molte speranze di vederne parecchi, di botti.Noi antimperialisti dov’eravamo?C’eravamo, c’eravamo. Ma purtroppo non siamo riusciti a portare in primo piano una solida piattaforma che accomunasse le istanze di base di tutto il movimento anti-imperialista. Le differenze dei vari gruppi antagonisti militanti che hanno sfilato in piazza in occasione del vertice, ma anche del G20, sono purtroppo emerse a danno di una base di lotta unitaria. C’eravamo,e possiamo pure dire che eravamo in tanti. Ma non possiamo dire che eravamo uniti. Significa che bisognerà lavorare per delle rivendicazioni comuni durante la preparazione delle manifestazioni di piazza,che vedranno La Maddalena come loro teatro, in attesa del Summit G8. Un gruppo solido, unito, può fare tanto contro la nuova marcia imperialista, alla quale assistiamo attoniti fin dalle sue prove generali, datate 1999.

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