giovedì 16 aprile 2009

Il Sulcis in ginocchio prova a rialzarsi.


Dal numero 6 di Pecora Nera:
Il Sulcis in ginocchio prova a rialzarsi.
Venerdì 13 marzo il Sulcis-Inglesiente si è fermato: 20mila cittadini sono scesi in piazza a Carbonia, aderendo allo sciopero generale indetto dalla Cgil-Cisl-Uil. Hanno partecipato perché la Provincia ormai sta per morire. Giovedì è accaduto un qualcosa che si poteva evitare. La chiusura definitiva, per mancanza di materie prime, di una delle maggiori fabbriche della zona: l'Eurallumina. Questa fabbrica trasformava la bauxite in ossido di allumina, il quale poi veniva trasformato in alluminio da un'altra fabbrica sempre della zona: l’Alcoa. L’alluminio che veniva prodotto nel Sulcis era puro al 98%, un prodotto perfetto, che andava ad alimentare il settore produttivo mondiale. Il suo proprietario è dal 2001 la Rusal, colosso russo primo produttore al mondo di allumina e alluminio. Con la crisi mondiale la richiesta di alluminio è calata notevolmente. Per poter diminuire le perdite, l’impresa russa ha deciso di non erogare più la fornitura di bauxite verso l'Eurallumina prima in modo massiccio, poi definitivamente. Dopo di che i proprietari sono completamente spariti, senza aprire un tavolo di trattative e senza pagare nessuno. Gli ammortizzatori sociali sono intervenuti mettendo in cassa integrazione i lavoratori stabili, gli altri sono stati mandati a casa. Questi ultimi 600 lavoratori , essendo turnisti, percepivano una retribuzione mensile di 1600€, ora ne percepiscono soltanto 750€. Molti di essi si trovano con mutui di 800€ sulla testa, immaginate la situazione. Ricordiamo che in campagna elettorale il nostro presidente del consiglio promise che avrebbe contattato il suo ‘Amico Putin’ e tutto si sarebbe poi risolto. Tant' è vero che, per mantenere questa promessa , non riceve i 13 sindaci della zona che da tempo presiedono davanti a Palazzo Chigi...ma non siamo cattivi, avrà impegni più importanti. E' anche vero che la speranza è l’ultima a morire infatti molti lavoratori della zona hanno creduto a tale affermazione dando il loro voto a Cappellacci. L’Eurallumina è l’unica fabbrica che ha definitivamente chiuso mentre le altre hanno ridotto la loro produzione del 50%, con il conseguente taglio del personale. Infatti i nuovi cassaintegrati sono 1000 tra Erallumina, Ottefal ,Alcoa e Portovesme srl, e parliamo di 750€ al mese; i quali si aggiungono ai già presenti 1300 che avranno una decurtazione della stessa del 40%, cioè 450€ mensili. Non solo, il Sulcis è la provincia con il più alto indice di denatalità in tutta Italia, muore più gente di quanto ne nasce e i giovani della zona scappano per l'impossibilità di trovare lavoro.
Gli abitanti inoltre, sono 130mila di cui: 24600 occupati , 24800 in cerca di occupazione., 30mila sono i pensionati ,51mila gli studenti medi . Il restante sono i c.d Senza Nome ,cioè inoccupati che non sono registrati in nessun centro di occupazione, e sono in costante aumento. La zona è stata definita ad alto rischio ambientale, perché queste grandi fabbriche hanno inquinato il territorio( si parla dei fanghi rossi) e i fondi creati dal governo Prodi, per risanare i terreni, 130mil€ di euro, sono stati eliminati dal governo Berlusconi La flotta della pesca Sulcitana (una delle più grandi nel mediterraneo) non porta ricchezza nel territorio, ma all’estero, senza contare poi che l’attività prevalentemente industriale ha prodotto una arretratezza agricola senza pari. La situazione è di gravissimo disagio, il Sulcis è al collasso, le politiche nazionali e regionali sono inesistenti. Per questo motivo 20mila cittadini della zona sono scesi in piazza per gridare la loro rabbia e ricordare al continente e alla Sardegna la loro esistenza. Anche una delegazione di universitari di Cagliari è scesa insieme a loro: lavoratori e universitari uniti nella disoccupazione. Oggi è iniziato qualcosa, il Sulcis è insorto: una presenza in piazza così massiccia non si vedeva da molto tempo. Continueranno le mobilitazioni dei lavoratori e dei cittadini, tante sono le famiglie che non arriveranno o che già non arrivano a fine mese, tanti sono i giovani che scappano dalla zona. Questo territorio dovrà essere valorizzato o rischierà il collasso definitivo.

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