giovedì 28 maggio 2009

C’era una volta il partito comunista.

A volte capita ad ognuno di noi di guardarsi attorno e di cercare di capire da cosa è circondato. Questo stesso tipo di ragionamento è asportabile alla tematica politica, cioè, così come il cittadino nella sua dimensione lavorativa è circondato da una serie di mansioni da portare avanti giorno per giorno, allo stesso modo il cittadino politico si trova in mezzo ad una folta schiera di pensieri ed ideologie, spesso senza riuscire a capire quale sia la sua giusta collocazione politica. Quando chi vi scrive tratta tali discorsi è solito raccontare l’ esperienza di un bolognese politicamente di sinistra, nato nel 1950. Tale persona per motivi di famiglia si è dovuto trasferire in Giappone a circa diciotto anni per poi, dopo essersi creato una stabile situazione economica, ritornare in Italia pochi anni or sono, precisamente nel 2006. Il nostro protagonista che chiameremo Abbondio, nascondendo in tal modo la vera identità del personaggio, si ritrova dopo trentott’ anni paracadutato nuovamente nella sua Italia senza aver avuto nel corso degli anni in cui è stato lontano dalla sua madre patria, la possibilità di conoscere con chiarezza ciò che stava succedendo nella Stessa.
Da buon uomo politico qual’ era, Abbondio, una volta sbarcato in Italia ha deciso immediatamente di tornare ad occuparsi di politica in modo attivo, spinto dal ricordo degli anni che furono, gli anni in cui malinconicamente ha dovuto abbandonare, senza volerlo, le lotte studentesche per partire con la famiglia in Giappone.
Purtroppo però lo scenario politico Italiano era totalmente cambiato e lui non era consapevole di ciò.
Tentò intanto di ritrovare una dimensione politica nella quale inserirsi per dare il suo contributo ma immediatamente dovette abbandonare questa sua scelta, in quanto non era presente nessun partito che lo soddisfacesse veramente. Ancora oggi Abbondio vive la sua battaglia politica dall’ esterno senza nessuna tessera partitica, nostalgico dei compagni che lo circondavano nelle lotte all’ università, tutto ciò nell’ incapacità di riuscire a spiegare a se stesso il motivo per cui le vicende politiche erano totalmente cambiate.
Così Abbondio decise di scrivere due parole che io ritrovai nella casa che mi diede in affitto a Bologna: “ l’ Italia ahimè è cambiata, la sinistra non è più in grado di coinvolgere la massa, non si occupa di creare un modello da opporre al dilagante Berlusconismo, ma cerca di arginarlo con gli stessi mezzi. Il partito comunista non è più quello di una volta, che faceva della sua scuola politica il perno su cui creare le nuove classi dirigenti, oggi è diverso, oggi i compagni si sfidano nel ricordo, si frammentano davanti all’ idea di chi sia più marxista dell’ altro, senza ricordare che per lottare contro il sistema capitalistico è necessario essere uniti quanto mai. Ne ho visto è letto di tutti i colori, il partito marxista leninista, il partito comunista dei lavoratori, il partito d’ alternativa comunista, sinistra critica, rifondazione comunista che si frammenta ulteriormente e tanti tanti altri. Vedo dei partiti che non sono più vicini ai lavoratori, o che se lo sono, fanno a gara per diventare quelli che tra tutti sono i “più” vicini ai lavoratori. Mi sembra che sia giunto il momento di dire basta, il momento di tornare a combattere insieme per una società diversa, basata su valori e non sulle poltrone, sulla volontà di star meglio solo se stanno meglio tutti e ciò si può fare senza la necessità di guadagnare dodici mila euro al mese.”
Queste parole che ho trovato su un piccolo foglietto di carta, imbrattato dal giallore del tabacco, le ripropongo a voi, nella speranza magari di riuscire a suscitare nel vostro io qualcosa, anche se, so benissimo che probabilmente si tratterà di parole al “vento”.

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